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[REGIONE UMBRIA] AMBIENTE: “ACQUA, BENE COMUNE NON DELOCALIZZABILE: LA FORZA DEI GRANDI INSERZIONISTI E L'ABBAGLIO DI SERG…

 

(Acs) Perugia, 30 marzo 2017 – “Una penna del calibro di Sergio Rizzo riduce a caricatura una storica battaglia per l’affermazione di diritti ambientali ed economici scientemente sottratti da decenni alle comunità locali dell’Umbria, come non di rado accade anche altrove in Italia. Parliamo del caso Rocchetta, con buona parte della vecchia politica e delle istituzioni a favorire e istituzionalizzare la rapina dei beni comuni e il conseguente ecocidio. La Comunanza agraria è trasformata così in ‘ente medievale’. La Magistratura competente è smontata quale ‘tribunalino’”. Così il capogruppo regionale del Movimento 5 Stelle, Andrea Liberati in una nota firmata insieme al consigliere comunale di Gualdo Tadino, Stefania Troiani.

“Non credevamo ai nostri occhi – aggiunge Liberati -, quando, ieri abbiamo letto chi fosse l’estensore dell’articolo di pagina 20 del Corriere della Sera (https://goo.gl/iTFOvr), un pezzo eccessivamente schiacciato sulle posizioni della multinazionale Rocchetta, la stessa che, ogni anno, spende legittimamente svariate decine di milioni su stampa e TV, nazionali e regionali, per promuovere i propri prodotti, senza però lasciare alcunché a quelle comunità locali da cui trae un’immensa ricchezza. Anche perché nessuno lo chiede, tra coloro che contano”.

“Non solo – aggiunge il capogruppo pentastellato -: l’autore non tiene in considerazione il fatto non marginale che oltre 200 ettari di territorio siano stati indebitamente occupati per lungo tempo, con prelievi ben superiori a quelli consentiti e motivo di danni ancor oggi ampiamente da approfondire. Né ha valutato – aggiunge – come la Regione Umbria, pur avendo da anni sospeso il Piano di tutela delle acque, abbia dato ulteriori placet alla Rocchetta, senza il minimo studio idrogeologico e senza coinvolgere in Conferenza dei servizi la locale Comunanza agraria, senza attendere la sentenza della Magistratura competente, decisione giudiziaria che, all’epoca, era già imminente”.

“E, ancora, la Regione Umbria – commenta -, con ben sette anni di anticipo sulla scadenza, proroga speditamente la concessione per un altro quarto di secolo, ma, stando alle normative UE, si dovrebbe effettuare la gara: come mai, essendo la preziosa acqua di Gualdo un bene non delocalizzabile e la concorrenza tra imprese rara occasione di ossigeno per le casse pubbliche, le Istituzioni fanno altro? Occorre poi ricordare – aggiunge -, su un piano più generale, come le industrie della minerale paghino mediamente tale nobile risorsa meno della metà del salasso quotidianamente imposto alle famiglie per l’acqua di rubinetto”.

Liberati aggiunge che, in particolare, “gli imbottigliatori del posto, negli ultimi quattro lustri, hanno riversato su Gualdo Tadino compensazioni complessive per ‘ben’ 1000 euro/anno, quando il solo Gruppo Rocchetta spende circa 50milioni di euro ogni anno in pubblicità. Non vogliamo certo pensare che un cronista di vaglia e riconosciuto quale Sergio Rizzo si sia piegato dinanzi alla forza del grande inserzionista (che peraltro compariva sull’edizione di ieri, intera pagina 7), ma l’abbaglio è evidente”.

“Questi e altri – conclude Liberati – sono i motivi per i quali, in ogni sede, proseguirà la lotta per la tutela dei beni comuni contro indebite spoliazioni di lunga data, in un quadro di sopravvenuta legalità che, solo, può garantire tutti i protagonisti in campo, a partire da quelli più deboli e indifesi: le comunità locali”. RED/as

Fonte: Regione Umbria