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Firenze The State of the Union, l’intervento del sindaco Nardella

Si è aperta con il saluto del sindaco Dario Nardella nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio la seconda giornata della settima edizione di The State of the Union dal titolo ‘Building a People’s Europe’. La conferenza organizzata dall’European University Institute (EUI) quest’anno è dedicata al concetto di cittadinanza europea.

 


Di seguito l’intervento del sindaco Nardella:

“Alte autorità italiane ed europee presenti, vertici dell’Istituto universitario europeo, cari ospiti, signore e signori, benvenuti a Firenze e nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio. Questo è il luogo dove sono fioriti l’Umanesimo, il Rinascimento e dove i fiorentini, gli italiani e, da sette anni a questa parte, anche gli europei hanno discusso questioni cruciali per il proprio futuro.

Questa edizione dello State of the Union non fa eccezione e dal punto di vista di un sindaco il titolo ‘Building a people’s Europe’ non potrebbe essere più adatto alle sfide che tutti noi stiamo vivendo.

Infatti, come sindaco direi che se vogliamo costruire un’Europa delle persone, dovremmo andare a guardare di più dove le persone vivono, crescono e a volte soffrono; dovremmo cioè guardare di più alle città. Nel 2015 quasi tre quarti della popolazione europea viveva in aree urbane: questo vuol dire che le città sono il più ampio livello di interazione tra l’individuo e la collettività. Diversi segmenti di questa conferenza sono stati dedicati alla nozione di cittadinanza europea e non c’è bisogno di ricordare l’etimologia della parola cittadino, che, insieme a civiltà, deriva da civitas.

La città è il luogo dove inizia la vita politica, dove i cittadini vogliono avere voce in capitolo e dove invece si ha l’impressione che l’Unione europea faccia fatica a sintonizzarsi. In tempi di incertezza, i popoli tendono a rifugiarsi in ciò che è loro familiare ed è forse per questo che sempre più i cittadini europei sono convinti che solo le identità nazionali sono in grado di protegge e promuovere i loro diritti e il loro benessere, dimenticando, a volte, che il processo di integrazione europea che conosciamo, e che molti vorrebbero cambiare, è stato governato dagli Stati membri, nel bene e nel male.

Le soluzioni delle grandi sfide europee non possono risiedere solo in ricette tradizionali e nazionali: il benessere o il successo della nostra integrazione, e vorrei dire della storia dell’Europa e della sua identità, non si misurano solo dalle cifre della crescita del PIL. Oggi se fosse ancora qui con noi Bob Kennedy forse ripercorrerebbe quelle bellissime parole del discorso del 18 marzo 1968 poco prima di essere assassinato, nel quale in sostanza affermò che il prodotto interno lordo misura tutto eccetto ciò che rende la vita degna di essere davvero vissuta. E così non possiamo consentire che la nostra integrazione costituisca soltanto un ritorno alla familiare protezione dei confini, siano essi fisici, economici o mentali. Piuttosto, dovremmo cercare un maggior coinvolgimento diretto da parte dei cittadini rispetto alle Istituzioni europee, oltre ad avvicinare le piccole comunità, identificando ciò che le unisce in modo trasversale. La sfera cittadina è una dimensione ideale e purtroppo, viste le sfide con cui ci confrontiamo, questa operazione non dobbiamo neanche andare a cercarla troppo lontano: penso alle difficoltà della classe media, alle questioni generazionali e demografiche, alle questioni migratorie, alla necessità di creare posti di lavoro, all’ambiente, allo sviluppo e al ruolo della cultura nella nostra società.

Firenze è impegnata molto seriamente su questo punto sia a livello municipale che a livello metropolitano; siamo membri attivi di molte reti di città europee con le quali abbiamo anche proficui e continui confronti con i membri della Commissione europea e per questo voglio ringraziare il presidente Juncker che è qui tra noi.

Inoltre, come sindaco di una delle capitali culturali del continente confermo la mia intenzione di ospitare nel 2018, come ho avuto già modo di proporre nel recente G7 della cultura che si è svolto qui, il primo incontro di tutte le città europee che sono state capitali europee della cultura. Io credo che sarebbe un’occasione preziosa per fare il punto e spingere i leaders a dare un posto più importante alla cultura nell’agenda europea. Perché l’Europa è prima di tutto un’Europa delle culture; un’Europa che trova la sua identità nel pluralismo culturale, poi sarà Europa politica, economica, istituzionale. La cultura è un motore di innovazione e crescita economica; è il collante che tiene insieme persone diverse nell’impegno per un progetto comune; è lo strumento che consente a ogni cittadino di comprendere ed affrontare anche fenomeni complessi come quelli che stiamo vivendo. Per questa sua vocazione culturale ed umanistica Firenze fu scelta 40 anni fa per ospitare l’Istituto universitario europeo, che vorrei ringraziare per il contributo offerto al dibattito accademico, all’istruzione superiore sul processo di integrazione europea.

Un ringraziamento sincero a coloro che lo guidano oggi e a coloro che lo hanno guidato in passato, a tutti i ricercatori, i professori, gli studenti, che hanno animato e continuano ad animare questo luogo come un vero e proprio cuore pulsante di pensiero, di riflessione, di produzione culturale e scientifica. Si tratta, credo, di un’occasione, alla quale oggi si aggiunge anche il progetto di creare una nuova scuola di governance transnazionale accanto all’Istituto. Vorrei dunque esprimere il mio più convinto sostegno e quello della mia città affinché questo progetto della scuola di governance possa arrivare in fondo. Si tratterebbe di un enorme valore aggiunto per gli studi del settore e colmerebbe un vuoto accademico e scientifico avvertito anche fuori dall’Europa e costituirebbe davvero quello strumento capace di formare una unica classe dirigente europea, che possa condividere valori, strumenti, metodi e strategie. Non potrebbero esserci fondamenta più solide per un’Europa delle persone e la considero un’opportunità storica per Firenze, per l’Italia e per l’Europa.

Oggi, in un momento in cui partiti politici, movimenti, opinionisti ci spingono verso la paura e ci vogliono convincere che a metà del guado sia meglio tornare indietro, alla riva dalla quale siamo partiti, noi dobbiamo affermare esattamente la volontà contraria: se sei in mezzo al guado, di fonte alle correnti e alle difficoltà che ti spingono indietro, capisci che è il momento di accelerare. È questo lo spazio temporale decisivo nel quale oggi la nostra Europa si trova. Per rispondere alle crisi e ai problemi che affliggono i nostri Paesi e il nostro continente non dobbiamo aver timore di dire che ora più che mai è necessario avere più Europa.

Vi ringrazio per l’attenzione e auguro a tutti un fruttuoso svolgimento dei lavori, che sono certo verranno ispirati dall’atmosfera, dalla bellezza e dalla storia di questi nostri Palazzi e di questa nostra città. Viva Firenze, viva l’Europa!”.

 

Fonte: Comune di Firenze