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BOLZANO – Citt di Bolzano – Alejandro Solalinde ricevuto dal Sindaco Caramaschi

Uno dei pi straordinari difensori dei diritti umani nel
mondo: questo Alejandro Solalinde in visitain
questi giorni a Bolzano su invito del Centro per la Pacedel
Comunee ricevuto nel pomeriggio in municipio dal Sindaco
Renzo Caramaschi.
Solalinde entrato nel mirino delle organizzazioni
criminali in quanto con il suo impegno e la sua attivit
inSudamericasalvamigliaia e migliaia di vite
umane (migranti clandestini), considerate”merce prelibata”
per il mercato degli esseri umani in una delle zone pi
violente al mondo. Solalindeche porta anchea Bolzano
lasua drammatica testimonianza di uomo e prete che
vivesotto continua minaccia di morte da parte dei
Narcos,ha ricevuto numerosi premi per i diritti umani e ora
candidato al Nobel per la Pace 2017. Seguace di
Romero, che ha conosciuto, Solalinde ha fondato il Centro di
accoglienza migranti “Hermanos en el camino” che da rifugio e
protezione a 20mila profughi l’anno. IlSindaco Caramaschi ha
portato il saluto ufficiale dell’amministrazione comunale e della
comunitcittadina all’ilustre ospite.
Solalindeha spiegato nel corso dell’incontro in municipio,
che inizia da Bolzano, nell’ambito del ciclo di incontri del
Centro per la Pace del Comune “La traccia dell’altro”, un suo
viaggio in Italia per denunciare i crimini che si perpetrano contro
i migranti nel Messico degli eccidi e dei ventimila desapercidos e
perpresentare il suo libro-denuncia: “I narcos mi vogliono
morto” (Emi editore) con la prefazione di don Luigi Ciotti.
Solalinde infatti protegge i clandestini che tentano di
attraversare la frontiera messicana per andare negli USA. Ma il
pericolo non viene tanto dagli americani e dalla loro idea di
trincerarsi dietro a un muro, ma dalla criminalit
organizzata, ossia dai pericolosissimi cartelli del
narcotraffico.I Narcos infatti lucrano sul mercato di esseri
umani. Solalinde consideratoun nemico
perch tenta di difenderli e di dare loro speranza.
Per via delle continue minacce di morteil Messicogli ha
fornito una scorta di otto uomini, ma spesso costretto a
lasciare il paese per qualche mese per “allegerire”
lapressione sul territorio. Solaline ospita pi
migranti che pu (circa ventimila all’anno) nel centro di
accoglienza che ha fondato nel 2007 a Ixtepec nello stato di Oaxaca
(“Hermanos en el camino”) dove offre loro protezione togliendoli
dalle grinfie della mafia messicana che si gi
presentata pi volte armata davanti ai cancelli della
struttura. Un milione di dollari: questa la cifra che
i narcotrafficanti sono disposti a pagare pur di vedere ucciso
Solalinde, L’impegno sociale di Solalinde ha suscitato
l’interesse dei media americani: il New York Times ha lodato il suo
coraggio per aver denunciato crimini orrendi contro i
migranti e la complicit delle autorit
messicane. Il Los Angeles Times l’ha definito uno dei
pi importanti avvocati per i migranti, mentre per
Usa Today un combattente prete cattolico che ha
sfidato i cartelli della droga e la polizia corrotta per proteggere
i migranti. Per questo motivo un giorno si fatto
anche arrestare e mettere in carcere in segno di solidariet
con gli immigrati irregolari. Sono mezzo milione gli
indocumentados che ogni anno transitano in Messico dal
Centroamerica (Salvador, Guatemala, Honduras, …) verso gli
Stati Uniti. Il 25% di loro sono donne, il 10% minori. Da quando
entrano in Messico i migranti – che fuggono dalle violenze urbane e
civili del Centroamerica – possono impiegarci almeno un mese per
raggiungere la frontiera statunitense, il sogno di ogni migrante
alla ricerca di una vita migliore: in questo lungo viaggio sono
vittime di rapimenti, violenze, torture, schiavismo a fine sessuale
da parte dei narcotrafficanti, che incrementano i loro traffici:
questo commercio di esseri umani vale 50 milioni di
dollari all’anno. Ogni giorno 54 indocumentados vengono rapiti, 20
mila all’anno. I dati ufficiali della polizia messicana parlano di
71.415 migranti salvati dai sequestri tra il 2007 e
il 2014.
Fino al 2005 di tutto questo padre Solalinde non si occupava, come
racconta in “I narcos mi vogliono morto”.Era un prete
borghese, come lui stesso si definisce, faceva il parroco,
il professore, l’assistente dell’Azione Cattolica, studiava
psicologia; da giovane addirittura apparteneva a un’associazione
parafascista. Poi nel 2005 la scoperta degli
indocumentados: li vede per la prima volta, inizia a prenderseli a
cuore, apre Hermanos en el camino, un centro
perch questi migranti possano riposarsi, mangiare, avere un
posto dove stare per rifugiarsi da polizia e narcos. Viene
minacciato di morte diverse volte dai narcos che gli impongono il
silenzio sui rapimenti dei migranti a scopo di estorsione. Ma padre
Solalinde non tace, anzi denuncia ai mass media i fatti di violenza
e corruzione cui viene a conoscenza. Nel suo libro Solalinde
racconta le lotte per la dignit dei migranti, le violenze
da loro subite, la sua conversione per difendere i
migranti in nome della solidariet predicata da Ges
Cristo.
La sua una vicenda che ha appassionato migliaia di persone
in ogni parte del mondo: gi dal 2012 Amnesty International
ha lanciato una campagna internazionale in suo sostegno, quest’anno
l’Accademia di Oslo ha accettato la sua candidatura al Premio Nobel
per la pace 2017, lanciata dall’Universidad Autnoma del
Estado de Mxico.