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[ALTOPASCIO] Toscana Pane, la speranza  legata all’affitto d’azienda 

ALTOPASCIO. La richiesta di concordato preventivo per «Toscana Pane» srl è stata depositata nella cancelleria del tribunale fallimentare dai legali dal rappresentante legale pro tempore e amministratore unico Patrizio Valdettari. Un atto dovuto dopo che, già dal 15 marzo, il collegio sindacale tramite pec aveva rassegnato le dimissioni in virtù di una situazione non più gestibile. L’ammontare complessivo dei debiti è infatti di 6,6 milioni di euro a fronte di ricavi lordi d’esercizio riferibili al 2016 di 6,8 milioni di circa 1,6 inferiri all’esercizio precedente e di quasi 2 milioni rispetto a quello del 2014 con un attivo patrimoniale decrescente dal 2014 (9,1 milioni) al 2016 (7,5 milioni).

La situazione contabile. Il capitale sociale di «Toscana Pane» (ex Toscopan) è detenuto dalla società TP Brand srl con sede ad Altopascio e sino al marzo 2017, quindici giorni dopo le dimissioni del collegio sindacale, era stata amministrata da Roberto e Paolo Rossi che il 30 marzo nominarono Patrizio Valdettari. L’impresa, date anche le forti tradizioni familiari, ha esercitato con successo la propria attività per anni tanto da rappresentare una realtà affermata nel territorio lucchese e un punto di riferimento per le aziende del settore. I soci hanno investito risorse ingenti che si evidenziano nella modernità delle attrezzature e nella clientela consolidata. Ma la situazione che sta attanagliando da tempo il settore ha influito pesantemente sui margini di guadagno. «Toscana Pane», come altre aziende più famose, ha risentito della congiuntura economica e della contrazione delle risorse finanziarie del sistema bancario che ha ridotto gli affidamenti applicando tassi d’interesse sempre più alti. Una situazione che ha ingenerato perdite di esercizio aggravate dalle difficoltà finanziarie di alcune società debitrici con conseguente perdita di liquidità.

Ridurre il costo del personale. Stando ai legali dell’azienda un ruolo importante nello stato di crisi è rappresentato dall’elevato costo del personale che si aggiunge all’indebitamento con fornitori e banche. Da lì la decisione di portare i libri in tribunale e chiedere l’ammissione al concordato preventivo in bianco.

Continuità aziendale. L’interruzione dell’attività di produzione e commercio di prodotti di panificazione provocherebbe danni irreversibili e la perdita di valori da destinare ai creditori. La conservazione dell’avviamento della società, il mantenimento del portafoglio di commesse e la salvaguardia dei livelli occupazionali sono i punti focali del piano concordatario che «Toscana Pane» s’impegna ad elaborare tra 60 e 120 giorni. Due i punti cardine: quello della riduzione dei dipendenti (da 69 a 45) e delle loro elevate retribuzioni (turni di notte). Con gli incontri sindacali di questi giorni volti proprio a un ridimensionamento. Il secondo punto fondamentale, visto che la clientela è rappresentata dalla grande distribuzione, è quello dell’affitto del ramo d’azienda stipulato a decorrere dal 29 luglio prossimo con la società Industria Panificazione Toscana srl con sede a San Miniato con un contratto d’affitto d’azienda stabilito per 5 anni al canone di 12mila 500 euro. Un contratto efficace soltanto con il raggiungimento di un accordo sindacale con i dipendenti e la rinuncia a qualsivoglia rivendicazione nei confronti dell’affittuaria. Senza il contratto d’affitto d’azienda con IPT l’ammissione alla procedura concordataria diventerebbe

complicata. La prosecuzione dell’attività d’impresa in capo a «Toscana Pane» e all’atto dell’avveramento delle condizioni a IPT serve ad assicurare, attraverso l’opzione di acquisto pattuita, la cessione della società in esercizio provvisorio .

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Fonte: Il Tirreno