Lucca –
sfamano la Garfagnana e non sta certo a me ricordare che nei tanti momenti di carestia che la nostra valle ha attraversato quante vite garfagnine ha salvato dallo stento e dalla fame.Trovo quindi sempre giusto ricordare in tempo di castagne questo prezioso frutto della nostra terra che a mio avviso posso definire senza ombra di dubbio il frutto garfagnino più pregiato. “L’albero del paneâ€, così lo definì Giovanni Pascoli nella sua opera Castanea. Tanto importante per noi, che gli usi, i costumi e le tradizioni, i regolamenti comunali, le tecniche agronomiche, tutto è legato a questo albero.Un proverbio a questo avviso dice:
Garfagnin della Garfagna
Se tu non avessi la castagna
Moriresti dalla famma.
Naturalmente con il tempo sono cambiate le cose e di quei 18.000 ettari di castagneto da frutto all’inizio del XX° secolo, oggi ne sono rimasti “solamente†3000 ancora in produzione.Una vera fortuna dunque che in Garfagnana ci sia quest’albero, ma come ci è arrivato nelle nostre terre? Qualche volta è giusto lasciar perdere la storia vera e propria ed è bello immergersi nella poesia delle leggende,
lasciarsi trasportare in questo mondo fantastico e perchè no magari anche crederci. Questa che vado a narrare tratta la mistica nascita del castagno in Garfagnana,una leggenda molto antica e rara, forse conosciuta da pochi. Si ha qualcosa di scritto su questa storia a partire dal 1720 da parte di Pellegrino Paolucci (n.d.r: storico garfagnino), ma la sua diffusione, come nelle migliori tradizioni delle leggende è orale,racconti narrati magari raccolti in seno alla famiglia, alla luce del focolare domestico, con una padella di scoppiettanti mondine sul fuoco e in compagnia di un buon bicchiere di vino rosso  e cominciare a raccontare così l’origine di tutto:
“Sui monti della Garfagnana viveva da tempo immemore un vecchio e saggio boscaiolo, aveva sempre vissuto sui quei monti e tutti lo vedevano da sempre. Un giorno spaccava la legna all’ombra di un grande albero verdeggiante, e ringraziava Dio della forza che gli dava e dell’ombra che gli concedeva.Si fermò un istante per asciugarsi il sudore e sentì che alcuni montanari garfagnini, poco discosti da lui, si lagnavano delle loro condizioni.
-Disgraziati noi,- diceva una voce di giovaneÂ
– Perché restiamo quassù e non scendiamo al piano? Avete visto come era giallo il grano della valle? Chissà quanto pane saporito avrà il contadino della pianura!-
-E avete visto, –
seguitava la voce di una donna:
-quel verde chiaro sulle colline verso il mare? Sono gli olivi. Chissà quanto olio dolce e nutriente torchieranno i contadini della collina!-
La voce di un vecchio seguitò ancora:
-E le viti verso il piano di Lucca che già diventano rosse,le avete viste? Chissà quanto vino generoso avrà il vignaiolo!-
Il vecchio saggio ascoltava col cuore sospeso. Temeva che i suoi montanari peccassero di ingratitudine verso Dio e bestemmiassero.Le voci seguitavano:
– E noi che cosa abbiamo? – diceva il giovane – Un po’ di pascolo, di latte e di formaggio.-
– E quando piove e poi vien fuori il sole, – diceva la donna,-qualche fungo-
– E quando fa freddo un po’ di legna da ardere- continuava il vecchio.-Â
-Vita misera, stenta e dura –dicevano insieme.
Al saggio si strinse il cuore.Commosso da quei lagni, si mise in ginocchio sopra una pietra e pregò:
-Dio mio, che hai dato la lana agli agnelli, il latte alle pecore , dà la maniera di svernare anche a coloro che abitano le tue alte montagne. Da’ un pane anche ai montanari di questa valle, un pane dolce, nutriente e caldo, che sia il loro nutrimento nel lungo e rigido inverno!-
Metato garfagnino |
Sentì sopra di sé frusciare le fronde del grande albero e fu come se Dio avesse fatto cenno di assenso.Il vecchio si alzò e si diresse verso le voci che risuonavano ancora nel bosco.Trovò i montanari seduti sul muschio. Avevano tutti il volto triste e la testa appoggiata alla mano.
-Non siate così tristi, – disse il vecchio saggio ai suoi montanari.
 -Non vi lagnate così. Iddio penserà anche a noi se gli saremo fedeli.-
Le voci si spensero, poi ripresero:
– Viviamo fra gli stenti. Non abbiamo un frutto che ci nutra e dia un raccolto abbondante.-
-E’ vero,ma non vi scoraggiate. Iddio…. –Â
Alzò la testa e scorse tra le foglie verdi dell’albero un riccio tondo e spinoso che non aveva mai veduto. Lo staccò cautamente e lo mostrò ai montanari stupiti.
– Guardate, ecco il frutto per voi!-
I montanari s’alzarono per osservare meglio quel riccio. Lo toccarono, lo soppesarono,poi si ributtarono in terra scontenti.
– Bel frutto! Non ha che spine pungenti. Ci ferirà la bocca. L’uva, l’oliva e il grano hanno un’altra apparenza!-
 Il saggio sorrise:
– Gente poco accorta, – disse.Â
– Se di fuori questo frutto è così armato, vuol dire che dentro ha un tesoro da difendere dagli scoiattoli e dai ghiri. Prima di lamentarvi guardate che cosa contiene.-
Tracciò il segno della croce sul riccio, il quale si aprì in quattro e fece uscire tre belle castagne gonfie e lucide.I montanari garfagnini si erano fatti anch’essi il segno della croce, e ammiravano il prodigio delle tre castagne.
 – Queste, – disse il vecchio – son come tre sacchetti di dolce farina. Non patirete la fame, negli inverni più lunghi. Siete contenti?-
I tre montanari mormoravano:
– Iddio ci vuole bene, Iddio è stato generoso anche con noi.-
– E anche voi siate generosi, – ribatté il saggio – E ascoltate-.
I tre si avvicinarono a lui:
–Quante castagne contiene il riccio? – chiese il vecchio saggio.
 – Tre…Dunque il frutto è diviso in tre parti. Questa prima castagna, – disse –  è per il padrone del castagneto. Quest’altra – aggiunse prendendo la seconda castagna, – è per chi lavorerà nel castagneto.-
Rimase una castagna nel riccio.
– E quella? Di chi sarà questa terza castagna?-Â
chiesero i tre e il vecchio rispose:
– Avete visto come ho fatto ad aprire il riccio? Col segno della croce.E il segno della croce chi ricorda? Gesù! Il riccio si è aperto per Lui. E noi lo ringrazieremo nelle nostre preghiere. Questa terza castagna è dunque per Lui, cioè per i poveri-.
Il saggio si allontanò e ripeté:
– Una al padrone, una al contadino, ed una al povero…-.
Raccolse di terra l’accetta, e tornò a spaccar legna nel bosco.â€
Una bella leggenda che affonda le sue radici nella fede contadina di secoli fa, dove Dio e terra erano legato in maniera
indissolubilmente e allo stesso tempo rende la castagna un frutto divino, nato per volontà di Gesù per sfamare la povera Garfagnana di quel tempo. Una leggenda questa ormai persa e da poco recuperata che rende onore alla castagna garfagnina e allo stesso tempo fa si che questa bella storia non vada persa nell’oblio dei tempi.
Fonte Verde Azzurro