L’annuncio, che apre scenari foschi, è della nuova proprietà . I 45 dipendenti, in attesa di tre stipendi, davanti ai cancelli Â
Una parola, basta solo una parola a far paura. Non che il clima tra i dipendenti della Panitaly fosse tra i più sereni, ma dopo il faccia a faccia di ieri mattina tra (nuova) proprietà , sindacalista, sindaco e rappresentanti dei lavoratori, quello che costituiva il timore più forte dei dipendenti (ossia un destino segnato per lo stabilimento di Altopascio) si è concretizzato. La parola? “Crisi†al posto di “Ristrutturazioneâ€. Nel faccia a faccia, infatti, è stata ribadita la volontà dell’azienda di richiedere la cassa integrazione per i dipendenti, come dichiarato più volte negli ultimi mesi. Ma non – come detto finora – una cassa integrazione “per ristrutturazione†(che farebbe sperare in un rilancio dell’azienda), ma una cassa integrazione “per crisiâ€, che porta a pensare, appunto, a una situazione ormai irreversibile.
Una triste prospettiva per l’azienda che, arrivata oltre l’orlo del baratro un anno fa, quando con il fallimento della “Toscana Paneâ€, aveva visto aprirsi nuovi spiragli con l’arrivo della nuova proprietà . Appunto la new company “Panitalyâ€, al 100% della Gaestrum di Roberto Poggiali, e nell’orbita della Colzi di Prato. Spiragli che però, adesso, paiono nuovamente chiusi.
Insomma, guardando al futuro il pessimismo appare scontato, ma non è che il presente sia molto migliore. Anzi. Il motivo per cui, ieri mattina, una cospicua parte dei 45 dipendenti dell’azienda (38 del reparto produttivo, 7 amministrativi) si è ritrovata davanti ai cancelli era rappresentato appunto dalla situazione attuale, che vede i dipendenti dello stabilimento altopascese in attesa di stipendio da tre mesi.
Gli ultimi mesi di vicissitudini sono stati ripercorsi dal sindacalista Giovanni Rossi, che per conto della Cgil ha seguito la vicenda: «Nei mesi passati c’erano stati diversi incontri e in estate era stata avanzata anche una richiesta di confronto al ministero per vedere se c’era la possibilità di accedere a finanziamenti per l’innovazione, fondi che però non sono arrivati. Nel frattempo, da luglio, gli stipendi hanno cominciato ad arrivare in ritardo, poi, da dicembre, hanno smesso di arrivare del tutto, tranne per quelle due/tre persone che hanno lavorato alle poche cose fatte in azienda (dove, a parte le campionature e poco altro, le linee sono praticamente ferme ndr)».
Da qui si sono intensificati gli incontri, ma “senza sostanza: «A inizio febbraio – riprende Rossi – a Firenze l’azienda aveva detto di essere disponibile a richiedere la cassa integrazione straordinaria per ristrutturazione, l’11 febbraio c’è stato un nuovo incontro, ma mancava ancora la documentazione necessaria per richiedere la cassa. Mercoledì scorso nuovo incontro a cui si è presentato un signore dicendo di non aver più cariche in azienda». Poi nuovi contatti senza esito, mentre 45 dipendenti continuano a restare senza stipendio, alle prese con un dilemma amletico: continuare ad aspettare e sperare di accedere alla cassa integrazione o dare le dimissioni, per accedere almeno alla Naspi, ma perdendo la cassa?
Un limbo terribile per chi ha una famiglia a cui pensare, e che ha portato i lavoratori a presentarsi ieri mattina ai cancelli della fabbrica. Sul posto sono arrivati anche il sindaco di Altopascio Sara D’Ambrosio e il consigliere Fabio Coppolella: «Una situazione molto problematica – ha detto il primo cittadino – che seguiamo da vicino, facciamo ciò che un’amministrazione comunale può fare, ossia pressione sull’azienda affinché partecipi all’incontro in Regione per chiedere la cassa integrazione. Intanto (vedi articolo sotto ndr) venerdì porterò la vicenda all’attenzione del ministro Centinaio».
Poi, dopo una trattativa telefonica, i cancelli dello stabilimento si aprono per Rossi, il sindaco e una delegazione di dipendenti. Passano i minuti e poi, all’uscita, le numerose novità : la prima la novità nell’interlocutore. «Si presentato – spiega Rossi – un nuovo proprietario, Salvatore Pattada, che ha detto di aver rilevato tutte le quote di Panitaly. E ci ha comunicato che al momento non c’è la disponibilità economica per il pagamento degli stipendi arretrati. Si è preso 24 ore di tempo per darci delle risposte, soprattutto per quanto riguarda gli stipendi pregressi». Pagamenti da cui non si può prescindere, viene spiegato per l’accesso alla cassa integrazione. Cassa che la nuova proprietà ha manifestato di voler chiedere, ma, appunto, non più per ristrutturazione, ma per crisi.
«A questo punto – ha concluso Rossi – non credo che ci sia possibilità di una ripresa produttiva». —
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Fonte: Il Tirreno