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MODENA – “NEL LABIRINTO COLONIALE” / 2 – CHI ERA ALESSANDRO SPINA

Alessandro Spina (nome d’arte di Basili Khouzam) è nato a Bengasi in Libia nel 1927 ed è morto in Italia nel 2013 a Rovato, in provincia di Brescia. Industriale e scrittore, conosciuto con lo pseudonimo di derivazione verghiana “Alessandro Spina”, i suoi romanzi e racconti sono ambientati in Libia in un periodo compreso tra la guerra italo-turca del 1911-12 e la corsa al petrolio iniziata nel 1964.

Nei personaggi di Spina si riflettono le culture dell’occidente e dell’oriente, assieme alle reciproche, differenti concezioni di vita e strutture sociali. Dal 1955, anno del suo esordio editoriale, questi temi hanno trovato sviluppo in 11 libri raccolti nel 2006 nel poderoso volume “I confini dell’ombra”, edito da Morcelliana.

Nato in una famiglia di origine siriana e di fede cristiano maronita, a 13 anni lascia la Libia per svolgere gli studi in Italia. Vi rimane fino al 1953 laureandosi in Lettere a Milano con una tesi su Alberto Moravia. Tornato in Libia, si dedica alla gestione della azienda paterna fino a quando, a seguito del colpo di stato di Gheddafi nel 1969, nel novembre 1978 anche la Manifattura della Cirenaica viene nazionalizzata.

Nei quasi tre decenni trascorsi in Libia, Spina invia i suoi racconti a Cristina Campo, Giorgio Bassani e Pietro Citati che ne hanno promosso la pubblicazione con importanti editori quali Mondadori, Garzanti, Rusconi e Scheiwiller. Amante dell’arte e della musica (una grande amicizia lo lega al compositore Camillo Togni), dal punto di vista letterario Spina aspira a seguire la tradizione tedesca e francese ritrovando i suoi maestri ideali in figure come Proust, Balzac, Thomas Mann e Robert Musil.

Nei primi mesi del 1979 Spina si trasferisce definitivamente in Italia e si dedica completamente alla scrittura. Autore ancora poco conosciuto in Italia, nel 2009 la Comunità di Bose gli dedica una giornata di studi. Al 2012 risale la sua ultima raccolta di saggi “L’ospitalità intellettuale”, un titolo che riflette il suo modo di porsi verso “l’altro” nel segno del rispetto e della sospensione del giudizio.