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MODENA – SBLOCCA MODENA ANCHE PER LE NUOVE ATTIVITÀ DI VENDITA

Anche le proposte di nuove strutture di vendita che emergeranno dall’avviso pubblico in corso potranno avvalersi dei percorsi in deroga previsti dallo Sblocca Modena per gli insediamenti commerciali.

Lo ha deciso il Consiglio comunale, nella seduta di giovedì 2 marzo, approvando la delibera di modifica del documento “Sblocca Modena – Riqualificazione e riuso per l’occupazione” (a favore Pd e Art.1 – Movimento democratici e progressisti, contro M5s, astenuti Per me Modena, CambiaModena, Idea popolo e libertà e FI) illustrata dall’assessora all’Urbanistica Anna Maria Vandelli.

Sul tema dell’avviso pubblico in corso, è stato invece respinto (a favore FI e Idea popolo e libertà, contro Pd, Mdp, Per me Modena, M5s, astenuto CambiaModena) un ordine del giorno di FI, illustrato da Adolfo Morandi, che chiede di concedere più tempo per presentare manifestazioni d’interesse per la realizzazione di medie strutture di vendita sul territorio, allungando il termine previsto di 30 giorni, “troppo breve”, ad almeno 120 giorni; di “mettere in campo ogni risorsa necessaria a dare la massima pubblicità e conoscenza della nuova scadenza” e, in alternativa, “a pubblicare un nuovo avviso pubblico con le stesse caratteristiche di quello già presentato, che presenti un  più ampio e congruo termine, almeno di 120 giorni”.

L’avviso, che è stato pubblicato lo scorso 10 febbraio, è volto a verificare proposte concrete e attuabili di riqualificazione e potenziamento della rete commerciale urbana esistente e, quelle che saranno ritenute ammissibili potranno essere attuate tramite variante di Poc o attraverso permessi di costruire convenzionati in deroga, quindi senza automatismi ma previo una deliberazione del Consiglio comunale.

Prima del voto sono intervenuti alcuni consiglieri. Per il Pd, Fabio Poggi ha precisato che “la mozione non è accoglibile perché probabilmente è frutto di confusione su quello che è la reale operatività dello strumento dell’avviso pubblico. L’avviso – ha proseguito – serve infatti a tirare una linea sul percorso fatto in questi anni dagli uffici con i privati interessati ad aprire attività di vendita, per poter dare ordine alle proposte arrivate e organicità sul piano della città, non lasciando una programmazione spot. Chiuso questo, chi ha idee sa che può rivolgersi comunque agli uffici e incominciare l’iter, e arriverà il momento in cui sarà maturo un altro avviso”.

Adolfo Morandi (FI) ha sottolineato che “viene confermata l’impressione che l’avviso pubblico abbia un’unica finalità, cioè accelerare sulle domande già istruite per portarle il più rapidamente possibile a realizzazione. Avevo capito che servisse anche ad arricchire il quadro conoscitivo per fare pianificazione con il futuro Piano urbanistico e non solo localizzare le attività già previste. Questo – ha aggiunto – toglie la possibilità per altri operatori di fare proposte alternative e non consente di sviluppare il quadro conoscitivo: bisognerebbe almeno presentare un altro bando in seguito con termini di tempo maggiori”.

Secondo Paolo Trande di Mdp “la proposta dell’odg avrebbe avuto senso se si fosse trattato di un bando di gara a selezione, ma non è così. Si tratta di un avviso che tira una riga sugli incontri e confronti fatti fino ad ora tra Amministrazione e soggetti interessati ad attività di vendita. Stiamo parlando di strutture liberalizzate – ha ricordato il consigliere – quindi l’unica possibilità di intervento del Comune è sul fronte urbanistico, mentre sul fronte dell’iniziativa privata non c’è alcuna compressione: chiunque domani può aprire tranquillamente la sua attività salvo aspetti di tipo urbanistico”.

Marco Bortolotti del M5s ha sottolineato che “l’intento dell’avviso è di tirare una riga sul lavoro fatto per capire se chi ha manifestato interesse ha intenzione reale di arrivare in fondo e quando, e per calcolare quanto pagherà per la variante. Vedo dietro questo avviso anche il concetto di fare un po’ cassa e ciò per me svilisce uno strumento che inizialmente mi sembrava legato al percorso del Psc”. Il consigliere ha ribadito che “lo Sblocca Modena per noi non è uno strumento utile perché limita la visione solo a determinati aspetti: siamo preoccupati per gli spostamenti nella città di medie attività di vendita perché possono far scomparire i negozietti, dietro ai quali ci sono famiglie, che sono l’ossigeno della città”.

Anche Marco Chincarini di Per me Modena ha espresso preoccupazione “per quello che accadrà con questo avviso pubblico, che dà il via libera a strutture di dimensioni importanti. Ritengo quindi – ha proseguito – che 30 giorni siano più che sufficienti per raccogliere partecipazioni. Diamo il beneficio del dubbio, astenendoci sulla delibera, perché comunque la possibile rigenerazione urbana a cui può portare la rende uno strumento che si può dimostrare valido per altri aspetti”.

In chiusura di dibattito, l’assessora Vandelli ha precisato che “la presenza di medio piccole strutture di vendita alimentari e di medio grandi strutture di vendita non alimentari è stata individuata come elemento utile per una città più inclusiva. L’Amministrazione si è quindi resa disponibile a fare una variante di Poc per consentire a queste attività di potersi insediare a Modena; poteva procedere senza alcun atto preliminare ma ha voluto esplicitare la propria volontà con un avviso pubblico. Non c’è alcun intento di far cassa – ha chiarito – e il termine previsto per l’avviso tiene conto dell’attività degli uffici preposti oltre che dei tempi necessari per consentire alle attività di aprire entro dicembre. È un’occasione per creare occupazione: se aprisse anche solo una di queste attività ci sarebbero almeno 70 posti di lavoro in più. Questa variante – ha rassicurato infine Vandelli – non sarà una variante di pianificazione dell’attività, ma di localizzazione e se arriveranno domande fuori termine o di percorsi non già avviati si valuterà comunque se c’è possibilità di attuazione e non mancherà un ulteriore avviso”.