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[TORINO] “Essere comunità è amare le differenze”

Pubblichiamo il testo dell’intervento che la sindaca di Torino Chiara Appendino ha tenuto oggi in apertura della seconda giornata del Tief,  Turin Islamic Economic Forum 2017.

1865.

L’Europa ed il mondo intero stanno attraversando un periodo di cambiamenti tecnologici, industriali e sociali che muteranno il corso della storia e il volto delle Nazioni.

Per la prima volta un cavo telegrafico collega il vecchio e il nuovo continente, gettando le basi di un ponte, non solo fisico, che in breve tempo annullerà migliaia di chilometri di distanza.

In terra asiatica viene fondata la Hong Kong and Shanghai Banking Corporation, oggi nota con il nome di HSBC , uno dei più grandi gruppi bancari al mondo.

È l’anno di grandissime trasformazioni sociali, simboleggiate dall’abolizione della schiavitù da parte del Congresso degli Stati Uniti d’America, quello stesso Paese dove pochi mesi dopo – con effetti non meno travolgenti – verrà assassinato il 16° Presidente, Abraham Lincoln.

È l’anno in cui Joseph Lister introduce l’antisepsi in chirurgia, e in cui viene messa per la prima volta in scena l’opera lirica Tristano e Isotta, di Richard Wagner.

Ma è un anno di grandi cambiamenti anche per il nostro Paese, l’Italia.

È del 1865 infatti la promulgazione del primo codice civile e del primo codice di commercio, destinati a informare la vita di tutte le generazioni di italiani a venire.

Ed è l’anno in cui il re Vittorio Emanuele II si insedia a Firenze, la seconda Capitale d’Italia.

Già, la seconda, perché fino a quell’anno, dal 1861 quella capitale era proprio qui. A Torino.

Cos’è Torino

Ed è proprio da quel lontano 1865 che vorrei partire oggi per raccontare a tutti noi cos’è Torino.

Dico a tutti noi perché Torino, come diceva il filosofo tedesco Friedrich Nietzsche, “è una scoperta capitale”.

E durante questi due giorni – in particolare se avrete avuto modo di camminare per le nostre strade – non vi sembrerà strano che questa scoperta è anche e soprattutto mia, ogni giorno, come sindaca di questa città.

152 anni fa, infatti, Torino diede in maniera forte, imperitura e decisa una prova di grande determinazione.

La perdita dello status di Capitale del Regno fu una drammatica battuta di arresto allo sviluppo, ma Torino e i torinesi la trasformarono in una opportunità, una piattaforma per un’inarrestabile rincorsa verso una nuova affermazione della Città che l’avrebbe resa da Capitale d’Italia a simbolo nel mondo.

Fu sotto l’allora Sindaco, Emanuele Luserna di Rorà, che questa città emanò quello che oggi definiremmo un vero e proprio Piano di comunicazione per condividere un progetto strategico volto a sviluppare il territorio in chiave industriale  e sopperire alle gravi perdite economiche derivate dallo spostamento della capitale a Firenze.

La lungimiranza della Giunta permise di intuire che per ambire a un vero sviluppo era necessario guardare fuori dai propri confini, e fu per questo motivo che tale piano strategico – denominato Appello diretto agli industriali esteri e nazionali – venne scritto in ben quattro lingue: italiano, inglese, francese e tedesco.

Forse non è un caso che a cavallo di quell’anno diverse aziende storiche di Torino abbiano avuto il loro sviluppo.

Penso alla Caffarel, che proprio nel 1865 lanciò i primi Gianduiotti, cioccolatini celebri di Torino.

Alla Ferrino, azienda tessile nata ufficialmente nel 1870 ma già nota nel 1866.

Sempre in quegli anni nasce la Martini, Sola e C.ia, celebre ditta di liquori conosciuta successivamente come Martini&Rossi e che, nel 1864, lanciò la sua prima etichetta.

Ricordiamo infine le Pastiglie Leone, nate in realtà un po’ prima, nel 1847, nata ad Alba ma presto trasferitasi a Torino in forza del successo riscontrato.

“La Città di Torino […] si affatica ad adottare tutte quelle misure che giudica le più adatte all’utile dei suoi abitanti”.

È quanto si legge nelle primissime righe del testo. Non è un caso se tra tante formulazioni sia stato scelto proprio questo incipit. Tutti noi sappiamo da sempre che il benessere della città passa dal benessere di ogni singolo cittadino, e che sono questi a rendere grande il territorio.
Visione e pragmatismo, dunque. La visione di chi travalica i confini, il pragmatismo di chi sa come rientrarvi.

A distanza di oltre un secolo e mezzo, il cuore e lo spirito di tutto questo non è cambiato: Torino è ancora Torino.

Oggi la nostra Città ha una volto completamente diverso. Le trasformazioni urbane, sociali ed economiche l’hanno resa una città meno industriale e più turistica, meno provinciale e più cosmopolita.
Un volto segnato da successi, ma anche da crisi.

Dolorose crisi come quella economica che qui ha morso più che altrove, ma a cui i cittadini e le Istituzioni hanno reagito con lo stesso pragmatismo e la stessa visione di oltre un secolo e mezzo fa.

La vocazione di Torino è e continua ad essere internazionale.

 Ne è testimonianza il grande successo di un evento globale come quello delle olimpiadi del 2006, dopo il quale sono venute alla luce numerose eccellenze che rappresentano delle best practices internazionali.

Ma si badi bene, poco fa ho detto che le eccellenze “Sono venute alla luce”, non “sono nate”. Già, perché le eccellenze caratterizzano Torino da sempre.

Negli anni, prendendo proprio il periodo olimpico come spartiacque, Torino è stata dapprima città industriale e successivamente città votata alla cultura e al Turismo.

Il nostro intento è quello di dimostrare che queste due vocazioni, quella industriale e quella culturale, non sono esclusive, ma assolutamente sinergiche e complementari. Non può esserci sviluppo senza cultura, e viceversa. Di questo ne siamo profondamente convinti.

Un’altra caratteristica che riteniamo fondamentale e che contraddistingue non solo Torino ma un’area ben più ampia del nostro territorio, è quella di collaborare tra enti.

Di mettere a disposizione le competenze e le energie per realizzare qualcosa che da soli non si riuscirebbe a fare.

Io sono assolutamente convinta di ciò e in questi primi otto mesi di amministrazione ne ho avuto ampia prova. A Torino gli obiettivi si raggiungono insieme. Chi viene qui sa di trovare piena collaborazione perché il senso di comunità è nel nostro DNA.

Dunque, spirito internazionale, vocazione all’impresa e alla cultura, collaborazione.

 

Sono queste le caratteristiche che, a partire dal mese di luglio, hanno ispirato il tavolo di lavoro per un progetto che abbiamo chiamato “Open for Business”.

A questo tavolo di lavoro partecipano alcune delle principali istituzioni del territorio, e qui colgo ancora una volta l’occasione per ringraziarle. La Regione Piemonte, l’Università degli Studi, il Politecnico, la Camera di Commercio, l’Unione Industriale e il Centro Estero per l’Internazionalizzazione del Piemonte. Ognuna con le sue competenze, ognuna con le sue risorse, confluite in un’unica visione.

 

Open For Business ha l’obiettivo di creare a Torino un hub per attrarre investimenti da tutto il mondo in un ecosistema che sia favorevole all’insediamento e allo sviluppo delle imprese.

Tre sono gli assi di sviluppo del progetto:

l’area manifatturiera e produttiva,

  • l’area della finanza,
  • l’area della cultura

 

Accanto a questi tre assi se ne svilupperanno poi altri due altrettanto importanti, ovvero quello dei Grandi Eventi e quello dell’ecosistema delle Start-Up, di cui vi parlerà più tardi l’assessore al Commercio e al Turismo della Città di Torino, Alberto Sacco.

L’area Manifatturiera

Torino ha una lunga tradizione industriale che negli ultimi anni ha attraversato una fase di ristrutturazione importante.

Nel corso della storia il nostro territorio è stato più volte messo alla prova da contingenze economiche e sociali, ma abbiamo sempre risposto con determinazione superando le sfide che via via ci siamo trovati ad affrontare.

Oggi, consapevoli di tutte le nostre potenzialità, vogliamo continuare ad espandere quell’insieme di saperi, conoscenze, tradizioni e ambizioni che caratterizza il nostro territorio e che è più vivo che mai.

Oggi siamo al lavoro per dimostrare a noi e al mondo intero che Torino può  essere leader in termini di sviluppo economico, artigianato e innovazione. Ovvero, riprendersi quel ruolo che nei secoli si è guadagnata.

Stiamo lavorando sullo sviluppo tecnologico. La Città di Torino sarà la prima in Italia a sperimentare una rete 5G e sono in corso intese con la Silicon Valley per ampliare quanto più possibile le skills che concretizzino un vero ecosistema digitale. Stiamo lavorando alla stesura di un dossier della logistica, per mappare la totalità dei siti del territorio e un dossier delle skills, per individuare tutte le competenze disponibili.

Ma, come vi dicevo prima, Torino si distingue da sempre per le sue eccellenze, ed è su queste che vogliamo puntare a testa alta.

  • Automotive
  • Aerospazio
  • Bio-medicale
  • Telecomunicazioni
  • Industria Agroalimentare

 

Tutti settori dei quali si parlerà questo pomeriggio al TIEF. Chiunque veda le opportunità offerte da questi settori, troverà a Torino il luogo migliore per coglierle.

L’area della Finanza

L’organizzazione a Torino dell’evento per cui noi tutti siamo qui oggi è, a mio avviso, una prova della capacità di Torino di mettersi in gioco e di affrontare le sfide che riserva il futuro, anche e soprattutto in ambito finanziario.

Il Turin Islamic Economic Forum è l’unico forum di finanza islamica nel mondo promosso da una Città. Come sapete meglio di me, secondo lo “State of Global Islamic Economy Report 2015/2016” di Thomson Reuters, l’economia Islamica riguarda più di 1.7 miliardi di Musulmani nel mondo, 27 milioni dell’EU (dove è concentrata la middle class musulmana) e circa 50 mln in Europa.

Noi guardiamo con grande interesse a questo mondo, non solo per le indubbie opportunità di business che questo porta con sé, ma anche, e soprattutto, per la congenita tendenza all’inclusione sociale, all’attenzione verso i temi etici che caratterizzano la corporate social responsibility e alle  tematiche della sharing economy.

Oggi Torino è un’opportunità di investimento a cielo aperto a cui lavorano oltre due milioni di persone, che vede nella sua storia industriale la più forte delle supporting evidence.

Vogliamo che Torino diventi un cantiere di innovazione, entrando nel ristretto numero di città del mondo in grado di guidare il cambiamento. Per fare questo la città sta lavorando per strutturarsi ulteriormente come piattaforma ottimale per l’insediamento di risorse ed investimenti attraverso infrastrutture fisiche e digitali. Tra queste assume immediatamente una grande importanza il progetto della Metro 2. Un investimento da circa 2 miliardi di dollari destinato a rivoluzionare la mobilità del territorio.

Quella della seconda linea della metropolitana di Torino è a tutti gli effetti un progetto strategico che ha intenzione di ricalcare il successo della linea 1, una metropolitana leggera a guida automatica, senza conducente, in grado di coprire la distanza di 13,2 km in 25 minuti e che dal 2006 al 2015 ha visto aumentare i suoi passeggeri da 8 a 41 milioni annui.

Questa è solo una delle opportunità che può dare la mia città e per cui il project financing potrebbe essere lo strumento finanziario da utilizzare. La Città è a disposizione di eventuali finanziatori che vogliano scommettere in una grande infrastruttura, e costruire con noi in futuro in un investimento dal certo ritorno economico.

L’area della Cultura

Come anticipato pocanzi, il tema della Cultura è connaturato nella nostra storia e nella nostra tradizione, e con fierezza lo portiamo avanti.

Torino è cultura.

La sfida che ci aspetta da qui agli anni a venire è quella di armonizzare un patrimonio di ricchezze millenarie con le esigenze proprie del nostro tempo.

Sarà dunque importante sviluppare ancora una volta l’area digitale per sfruttare l’opportunità di rendere la cultura davvero accessibile a tutti.

Questo verrà fatto attraverso piattaforme online che permettano non solo la fruizione ma anche la creazione di cultura

Oggi i confini che definiscono un’opera sono sempre più ampi. Vogliamo essere in grado di accogliere in un unico spazio artisti e investitori, spettatori ed espositori.

Per fare questo sarà necessario lavorare insieme a partner provenienti da tutto il mondo che portino con sé innanzitutto sensibilità, al fine di creare un ecosistema cosmopolita, composito e armonico che renda possibile quella che è la principale missione di qualunque amministrazione: la crescita e il benessere dei suoi cittadini.

A tal proposito, siete tutti invitati al Salone Internazionale del Libro di Torino che si terrà a pochi chilometri da qui dal 18 al 22 maggio 2017, e accanto al quale prenderà vita “Narrazioni Jazz”, una formula sui generis di festival di musica jazz che vedrà nella diffusione sul territorio e nella sua qualità le principali caratteristiche della sua natura.

Conclusione

Siamo dunque partiti dal primo piano marketing della città di Torino risalente al 1865, prima prova testamentaria delle capacità di Torino di affrontare le sfide, prendere la mira, andare dritto e raggiungere il risultato.

Abbiamo visto cos’è Torino: innovazione, cultura, spirito internazionale, squadra.

Tutto questo è stato tradotto in un progetto, Open For Business, costantemente in divenire e in cui crediamo fortemente e a cui vi chiediamo di credere con noi.

 

Ma ora, concedetemi una quinta e ultima parola da affiancare a Torino: comunità.

È infatti da una comunità che, a partire dal 58 a.c un villaggio romano è diventato una città conosciuta in tutto il mondo.

Da allora questa comunità è cresciuta senza mai fermarsi, trovando nell’apertura, nella curiosità e in larghissimi orizzonti il motore principale della sua crescita.

Da lì infatti è nata nel medioevo un’Università che da sempre esporta eccellenze intellettuali oltre ogni confine.

È in questa comunità, e grazie a queste inclinazioni, che piccoli artigiani sono diventati grandi imprenditori.

Comunità è quella che riempie le piazze durante gli eventi tradizionali della città, come la festa di San Giovanni in cui centinaia di migliaia di cittadini si riversano nelle strade confermando l’entusiasmo per simboli che da sempre accompagnano la loro storia e che sopravvivono immutati ai tempi.

L’accoglienza e l’apertura della comunità torinese, tuttavia, portano lo stesso entusiasmo anche ad eventi “altri” a cui la Città risponde con lo stesso affetto.

Ne sono prova le immagini della fine del Ramadan, la festa del Sacrificio o del capodanno cinese.

È sempre lo spirito di comunità che porta chi darebbe l’anima per la sua squadra di calcio che veste la maglia bianconera ad abbracciare gli amici granata ogni 4 maggio, quando ricorre l’anniversario della tragedia del Grande Torino.

Per Torino comunità è innanzitutto conoscenza e condivisione di valori. Ciò che è diverso infatti si può apprezzare e condividere solo se lo si conosce.

 

Una delle Luci d’Artista, opera d’arte contemporanea che illumina la Città durante le feste di Natale recita: “Amare le differenze” e normalmente viene collocata sul mercato coperto di Porta Palazzo, senza dubbio uno dei simboli di integrazione e apertura più importanti d’Italia, e forse d’Europa.

Ecco, questo è essere Comunità: amare le differenze.

Torino, nel suo più intimo tessuto, è abituata a cambiare, a scoprire il nuovo e ad affrontare tutte le sfide che esso comporta.

E se tutti voi vorrete essere parte di questa comunità, ancora una volta… benvenuti.

 

Grazie a tutti.

Fonte: Comune di Torino