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MODENA – RIFUGIATI / 2 – IL DIBATTITO IN CONSIGLIO COMUNALE

L’interrogazione sulle condizioni di accoglienza e le prospettive dei rifugiati e dei profughi a Modena, presentata in Consiglio comunale giovedì 16 marzo dai gruppi consiliari Per me Modena e Mdp è stata trasformata in interpellanza su richiesta dello stesso Mdp.

Aprendo il dibattito, Marco Cugusi (Mdp) ha affermato che Modena “deve essere orgogliosa del suo sistema di accoglienza, non solo per i dati: c’è una tradizione storica del Centro stranieri del Comune e delle associazioni di volontariato che fanno ben sperare. Unico neo l’esperienza estremamente negativa del Cie che si è rivelata una situazione di assenza di dignità per chi vi era rinchiuso. Auspico – ha proseguito – che non venga avallata l’eredità del centro destra che ha introdotto il reato di clandestinità: chi viene in Europa in cerca di futuro non commette un reato, come non lo commettevamo quando emigravamo noi. Non nego che la situazione sia complessa e difficile e che vada governata per evitare che forze politiche di bassa lega soffino sul fuoco, ci vuole un sistema di regole e di educazione diffusa per far capire che lo straniero non va temuto ma preso per mano”.

Elisabetta Scardozzi, per il M5s, ha definito non condivisibili le idee del ministro Minniti, “che non sono adeguate a gestire il fenomeno migratorio. Il decreto legge si concentra in modo rilevante sul controllo e la repressione delle migrazioni. Sostanzialmente – ha affermato la consigliera – si ripropongono i Cie, seppure con un nome diverso, e di conseguenza si riproporranno anche gli stessi problemi. trasformare i Cie in Centri di permanenza e prevedere rimpatri più veloce è una decisione che guarda solo agli effetti senza promuovere cambiamenti. Occorre invece mirare a un modello di accoglienza diffusa e fornire risorse ai Comuni per mantenere da una lato la legalità e dall’altro i diritti umani”.

Anche Tommaso Fasano (Pd) ha ribadito che i Cie “sono stati fallimentari sia rispetto ai diritti umani, che a quelli dei lavoratori e anche rispetto all’assegnazione degli appalti. I nuovi centri dovranno quindi essere diversi e il sistema dell’accoglienza deve diventare da straordinario a ordinario con regole scritte insieme ai Comuni”. Il consigliere ha poi sottolineato che il tema della gestione delle migrazioni, più di altri, dipende da decisioni nazionali e non solo delle Amministrazioni comunali. Ma la buona accoglienza si fa nelle città e il sistema Sprar è migliore di altri perché da agli enti locali la possibilità di entrare nella programmazione e di avere un ruolo di primo piano nella gestione del fenomeno. Auspichiamo quindi – ha concluso – che i Comuni possano sempre di più dire la loro su questo tema”.

Nella replica, il consigliere Campana ha affermato che “è la città che deve sostenere e inventare forme di accoglienza stabili e sicure. Le politiche concentrazionarie non hanno mai dato buoni risultati e dobbiamo stare attenti perché questa è l’altra faccia della medaglia di una cultura del respingimento che è diffusa e che tutti dobbiamo contrastare, Sprar e cooperative sociali fanno tanto, ma sono deboli di fronte a numeri altissimi ed è il momento che Italia ed Europa comincino a considerare il Mediterraneo per il lago che è e ad avviare rapporti stabili con l’altra sponda”. Il consigliere ha concluso rilevando che “il fatto che il ministro non abbaia parlato dell’urgenza di approvare lo ‘ius soli’ non è un buon segnale e non lo è neanche l’obbligo di usare l’italiano nelle celebrazioni religiose”.