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LIVORNO Primo Piano – Ultimi giorni per i “Mondi Possibili” di Riccardo Ruberti

Livorno –


Alla Biblioteca Labronica (Villa Fabbricotti)

Ultimi giorni per i “Mondi Possibili” di Riccardo Ruberti

La personale dell’artista livornese chiude i battenti sabato 8 aprile

Livorno, 4 aprile 2017 –  Sabato prossimo 8 aprile chiude alla Biblioteca Labronica la personale di Riccardo Ruberti intitolata “Mondi Possibili”. Aperta dall’11 marzo scorso, la mostra del giovane artista livornese  propone circa 40 tele, la maggior parte delle quali di ampie dimensioni e di ampio respiro estetico ed iconografico.
La mostra intitolata “Mondi Possibili” verte sul tema del viaggio; viaggio inteso come esplorazione, impulso irrinunciabile e cardine della propria esistenza in terre conosciute ma anche irreali e fantastiche.
Promossa dal Comune di Livorno e dalla Coop. Itinera, l’esposizione è curata da Nicola Miceli. Ingresso gratuito, è visitabile in orario di apertura della Biblioteca : dal lunedì al venerdì in orario 8.30-19.30; il sabato dalle ore 8.30 alle 13.30.
   
Due le serie di dipinti proposti da Ruberti. Una prima serie, intitolata “Navigazione Celeste”, è stata realizzata nel 2012 e costituisce un ciclo omogeneo e univoco. La dinamica del viaggio è rappresentata da piccole e coloratissime mongolfiere, palloni aerostatici, macchine volanti, deltaplani che alludono solamente alla presenza umana quasi sempre omessa, a vantaggio di scenari celesti che dominano in assoluto lo spazio della tela. Il paesaggio terrestre diventa un puro ancoraggio della composizione, spesso un’isola o un lembo di terra ghiacciata e inospitale, che giustifica le pochissime presenze umane volte a contemplare la volta celeste ed in cerca di una nuova meta, un nuovo orizzonte da raggiungere.
Una seconda serie , realizzata a partire dal 2015, è intitolata “Inner Place”, che, nel nome,  prende in prestito la locuzione Inner Space dello scrittore di racconti di fantascienza James Ballard. La citazione rimanda nuovamente al viaggio, questa volta interiore ed interiorizzato all’interno del proprio io. Un viaggio che diventa una mappa interiore da consumarsi in equilibrio con la natura. L’espressione pittorica di questo contenuto si traduce in un ciclo di ritratti di popolazioni arcaiche, indigene ed antiche come gli aborigeni, rappresentati come esseri fantastici dalla pelle simile alla corteccia degli alberi e fisicamente fusi con l’aria che li circonda. Un osmosi primitiva e vitale tra l’uomo e la natura che lo ospita.