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[REGIONE EMILIA ROMAGNA] Per un’Emilia-Romagna che cambia: presentato il nuovo Piano sociale e sanitario

Nuovi strumenti per contrastare esclusione, povertà e fragilità. Servizi più vicini e integrati per i cittadini

Casa della salute di PuianelloLotta all’esclusione, alla fragilità e alla povertà. Nuovi strumenti per fornire servizi sempre più “integrati” e più vicini ai cittadini. Sono questi, in estrema sintesi, gli obiettivi del nuovo Piano sociale e sanitario dell’Emilia-Romagna per il triennio 2017-2019: approvato dalla Giunta regionale nei giorni scorsi, ha avuto è stato presentato oggi in Commissione consiliare, alla presenza di Elisabetta Gualmini, vicepresidente della Regione e assessore alle Politiche di welfare, e Sergio Venturi, assessore alle Politiche per la salute. 

Un Piano, dunque, che prenderà il posto del precedente, pensato e scritto nel 2008, quando ancora la più grande crisi economica e sociale dal secondo dopoguerra non aveva dispiegato i propri effetti. Aggiornato negli anni successivi con l’obiettivo di ricalibrare gli interventi a vantaggio dei soggetti più vulnerabili, in primo luogo minori e adolescenti, il Piano definisce gli strumenti necessari ad affrontare i nuovi bisogni e le profonde trasformazioni in atto nella società, scommettendo sull’integrazione tra sanità e welfare.

Il documento, che offre anche una fotografia aggiornata dell’Emilia-Romagna, a partire dalla sua composizione demografica e sociale, è frutto di un percorso ampio e articolato, che ha coinvolto enti locali e Aziende sanitarie, Terzo settore, associazionismo e organizzazioni sindacali, oltre agli organismi politici competenti.

Gli obiettivi strategici e gli strumenti del nuovo Piano

Il primo obiettivo è la lotta all’esclusione, alla fragilità e alla povertà. Da realizzare attraverso tre strumenti, nuovi e sperimentati a partire da questo mandato: la legge regionale sull’inclusione socio-lavorativa (14/2015), la legge regionale sul Res, il Reddito di solidarietà (24/2016) e l’attuazione del Sostegno per l’inclusione attiva (Sia) introdotto dal Governo. Saranno questi i tre “pilastri” di un nuovo modo di concepire i servizi, far operare il personale e costruire relazioni con gli utenti. Tratto comune sarà la presenza di équipe multi-professionali chiamate a lavorare insieme, a prendere in carico e a rispondere con servizi unificati e progetti condivisi.

Come secondo obiettivo viene confermato il Distretto quale snodo strategico e punto nevralgico per realizzare ed erogare in modo ancora più integrato i servizi sanitari, sociali e socio-sanitari. Per Distretto, concretamente, si intende l’ambito territoriale, in senso lato, sul quale orientare la lettura dei bisogni e delle risorse e la programmazione degli interventi. Oltre all’Azienda, ne fanno parte i Comuni o le Unioni. Circa la metà dei Distretti regionali sono caratterizzati dalla presenza di Unioni della stessa estensione: questo è un patrimonio peculiare – nel panorama nazionale – dell’Emilia-Romagna, che le incentiva con una legge specifica e strumenti di settore. Viene confermata la governance pubblica, a partire dalla programmazione, al fine di garantire l’equità nell’accesso dei servizi e il controllo dei livelli di qualità; e, per il futuro, si punta a far coincidere l’ambito del Distretto con l’ambito di esercizio associato nell’Unione dei Comuni.

Il terzo obiettivo è far nascere e sviluppare strumenti nuovi, integrativi rispetto ai servizi sanitari e sociali, avvicinandoli sempre più ai cittadini. Un esempio concreto, già presente sul territorio, sono le Case della Salute, modello fondamentale che si vuole estendere a tutto il territorio regionale per garantire l’accesso, la presa in carico integrata, la continuità ospedale-territorio. Una caratteristica di questo Piano è la realizzazione di interventi e politiche “trasversali” per i cittadini: ad esempio la riduzione delle diseguaglianze, la promozione della salute e dell’autonomia delle persone, la qualificazione dei servizi, l’erogazione di prestazioni più vicine al domicilio. Senza rinunciare a investimenti specifici, che rimarranno, come quelli ad esempio destinati alla non autosufficienza, al sostegno per i minori, al “Dopo di noi”.

 

Fonte: Regione Emilia Romagna