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PORCARI Meno acqua nei canali per salvare gli invasi – Cronaca

Porcari (LUCCA) –

LUCCA. Le dighe stringono i cordoni della borsa per garantire riserve idriche in vista di un possibile protrarsi della siccità. Da lunedì sarà infatti ridotto il quantitativo di acqua che arriva nel canale nuovo, per cercare di salvaguardare gli invasi sugli Appennini e fra i monti delle Apuane.

«La Regione Toscana, già da mesi, evidenzia i dati dell’emergenza piogge dimezzate, livelli pluviometrici scesi di oltre 50 centimetri rispetto agli ultimi trent’anni. Credo sia una prova di quanto i cambiamenti climatici stiano determinando quelli nella nostra vita quotidiana, obbligandoci a ripensare le strategie di gestione del territorio». Le parole del presidente del Consorzio di bonifica 1 Toscana Nord, Ismaele Ridolfi, sono quelle di chi si trova a dover fare fronte all’allarme siccità, raccogliendo le preoccupazioni di coloro che, per mestiere, lavorano ogni giorno la terra. Nell’ultimo mese, stando ai dati del Cfr Toscana, sono caduti 22 millimetri di pioggia: non abbastanza perché gli agricoltori possano ritenersi minimamente soddisfatti. A farsi portavoce della categoria è Paolo Conforti, presidente della cooperativa Sapo e punto di riferimento per tutti i colleghi del morianese. «Da troppo tempo non piove e non arriva acqua in profondità – afferma – pensiamo, per esempio, alle condizioni delle radici delle piante da frutto. Se annaffi oggi, fra due giorni devi rifarlo, con conseguenze pesanti sull’aumento dell’utilizzo dell’acqua. Con l’irrigazione artificiale, infatti, un giorno non vale quanto una pioggia di tre ore».

Il caldo poi finisce per rovinare gli ortaggi se il terreno non viene mantenuto fresco. In particolare, le piante più nuove vengono strinate sul nascere e i prodotti rischiano di rendere meno, con la frutta che risulta troppo asciutta. Un problema che riguarda anche le serre, in una zona – quella del morianese – dove si coltivano anche i fiori. In una situazione di emergenza generale come questa, quale potrebbe essere la soluzione? Il punto di partenza è chiaro: ottimizzare al massimo le poche risorse a disposizione. Abbiamo fatto un giro con l’ingegnere Nicola Ghimenti e con il geometra Marco Tambellini, tecnici del Consorzio di bonifica 1 Toscana Nord per capire come funziona la rete irrigua della piana lucchese, un’infrastruttura secolare, preziosa per il territorio sia per l’irrigazione che per il rimpinguamento della falda acquifera a rischio subsidenza. In una rete che misura complessivamente 250 km, la dorsale più importante è quella del Canale Nuovo che si origina in via del Brennero a Ponte a Moriano e prosegue fino a Porcari. È questa la zona di servizio più lunga e, pertanto, anche la più problematica. Al 31 luglio, il volume degli invasi era pari a 13,3 milioni di metri cubi di acqua: lo scorso anno, nel medesimo giorno, il volume era esattamente il doppio, ovvero 26,5 milioni di metri cubi. Per avere un’idea, nel 2015, uno degli anni più critici, era pari a 11 milioni di mc di acqua. «Attualmente, l’apporto naturale delle sorgenti agli invasi è di circa 3 metri cubo al secondo, la quantità di acqua che affluisce nella Valle del Serchio – spiega Ghimenti –. Da questi invasi, l’acqua viene turbinata nelle centrali Enel e quindi rilasciata a valle, in parte nel Serchio e in parte nel condotto pubblico” . Fino a lunedì scorso (31 luglio), il rilascio di Enel era di 1 mc/s di acqua dallo sbarramento di Borgo a Mozzano per il deflusso minimo vitale del Serchio e una media giornaliera di 5 mc/s nel condotto pubblico, con 7 mc/s dalle 6 alle 18 e 3 mc/s dalle 18 alle 6. «In sostanza – prosegue l’ingegnere – usciva il doppio di acqua rispetto a quella che entrava, dando luogo a un deficit importante». Fino a lunedì scorso, infatti, il divario tra la portata naturale d’ingresso negli invasi e la quantità da essi rilasciata era pari a 260mila mc al giorno: quindi gli invasi si svuotavano con una media di poco più di un milione di mc ogni quattro giorni. Per dare un’idea dell’acqua che se ne andava, quest’ultima cifra equivale a un miliardo di litri. A partire dal 1° agosto e fino al 6 del mese, l’Autorità di Bacino dell’Appennino settentrionale-bacino del fiume Serchio ha deciso di ridurre i rilasci nel condotto pubblico con una media giornaliera di 4 mc/s e nel fiume Serchio pari a 1 mc/s per il deflusso minimo vitale.

Cifre, queste, destinate a ridursi ulteriormente se non ci saranno variazioni climatiche che, ad oggi, non sono previste. A partire da lunedì 7 agosto, infatti – quando le colture del mais saranno giunte a maturazione – i rilasci dell’Enel scenderanno ancora: 1 mc/s nello sbarramento di Borgo a Mozzano per il deflusso minimo vitale del Serchio e una media giornaliera di 2 mc/s per il condotto pubblico, in modo tale da azzerare il deficit tra la portata naturale d’ingresso degli invasi e la quantità d’acqua da essi rilasciata. Una situazione che, inevitabilmente, a causa della riduzione di pressione, dal Canale Nuovo impatterà anche sul canale di Moriano, il secondo più importante. «Quando l’acqua comincia a scarseggiare, subentrano poi tanti altri problemi – spiega Ghimenti – dai prelievi abusivi alle perdite che, anche se minime, diventano sempre più pesanti».

Per questo, nei mesi scorsi sono stati effettuati lavori di manutenzione a diverse cateratte e apposti alcuni lucchetti. «Nonostante questo, spesso le troviamo aperte e forzate. Venti giorni fa, per esempio, in via del Giardinetto è stata divelta la porta e abbiamo dovuto risistemare la cateratta che non era più utilizzabile. Abbiamo sporto anche denuncia ai Carabinieri». Da giugno poi, è stato istituito anche un calendario per le varie zone, secondo il quale è possibile irrigare in giorni diversi della settimana in base all’area, in modo da garantire una distribuzione razionale ed efficace. «Con la turnazione – sostiene Paolo Conforti di Sapo – i colleghi lamentano il fatto di dover riorganizzare l’azienda. Qualcuno però si sta adoperando con l’impiego di impianti a goccia per ridurre lo spreco» . Intanto, il rischio è che, nei giorni in cui la rotazione non prevede l’irrigazione in un particolare luogo, qualcuno ne approfitti per prelevare acqua in maniera abusiva. «Per questo – affermano dal Consorzio – stiamo vigilando con un potenziamento del personale (4 addetti) e servendoci della collaborazione

con le associazioni agricole. Possono infatti usufruire dell’acqua solo gli utenti in possesso di una regolare concessione, rilasciata dopo il pagamento di un piccolo canone che viene da noi sfruttato per la manutenzione dei canali irrigui» .

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Fonte: Il Tirreno