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[ALTOPASCIO] Blitz di Greenpeace contro due cartiere

LUCCA. Doppio blitz di Greenpeace negli stabilimenti lucchesi che producono il marchio Tempo: si tratta di quelli della Essity, società che fa parte del gruppo svedese Sca.

«Siamo entrati in azione sue due fronti al quartier generale italiano di Tempo – spiega Greenpeace -: all’ingresso del palazzo di Essity ad Altopascio, proprietaria del marchio, con un “pacchetto” di fazzoletti gigante e presso uno stabilimento della stessa azienda a Porcari, dove i nostri attivisti hanno attaccato su bobine giganti di cellulosa degli adesivi con il messaggio “Più foreste, meno fazzoletti”».

L’associazione ambientalista chiede ad Essity, proprietaria anche di altri notissimi marchi presenti sugli scaffali della grande distribuzione (come Tena, Nuvenia, Libero, Demak’Up e Tork) «di eliminare dalla propria filiera i fornitori coinvolti nella distruzione di aree importanti della Grande Foresta del Nord in Svezia, Finlandia e Russia. Vogliamo infatti denunciare come l’uso di polpa di cellulosa derivante da foreste ad alto valore di conservazione stia “consumando” la foresta Boreale. Essity deve rivedere la propria politica di approvvigionamento, in modo da contribuire alla protezione della foresta Boreale e dei diritti delle popolazioni Indigene che la abitano».

L’azienda si difende spiegando che la propria attività viene “controllata” proprio per ridurre l’impatto sull’ambiente.

«Essity – spiega il comunicato – utilizza fibre di legno che includono sia fibre riciclate sia vergini. Tutte le fibre vergini contenute nei prodotti Essity devono essere certificate o soddisfare degli specifici standard del Forest stewardship council (Fsc), un organismo di certificazione internazionale indipendente, promuove la gestione delle foreste rispettosa dell’ambiente, socialmente responsabile ed economicamente sostenibile a livello mondiale. Nel 2016 – prosegue l’azienda – Essity ha ricevuto 6,5 milioni di tonnellate di fibre vergini sotto forma di legno, polpa di cellulosa, imballaggi, bobine madri e articoli forniti da terzi. Il 100% delle fibre ricevute è stato controllato e certificato, ci significa che i nostri fornitori hanno rispettato e tutelato i principi dedicati alla conservazione della biodiversità e della foresta».

Non

è la prima volta che Greenpeace incorcia la strada di Essity. A fine settembre la dlegazione svedese consegnò infatti al quartier generale della multinazionale a Stoccolma un rapporto piuttosto critico proprio sullo sfruttamento della foresta boreale.

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Fonte: Il Tirreno