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[ALTOPASCIO] A giudizio per 800mila euro distratti dal crac

Barga

Nuovi guai giudiziari per il Gruppo Potenti, la famiglia che per anni ha gestito la grande azienda di distribuzione di articoli di bricolage con sede legale a Ponte all’Ania (Barga) e 49 punti vendita sparsi un po’ ovunque in Italia. Dopo la revoca del concordato preventivo in continuità e quindi il fallimento della «Brico snc» del Gruppo Potenti con il successivo rinvio a giudizio ieri mattina il giudice dell’udienza preliminare ha mandato a processo (udienza collegiale fissata a febbraio 2019) Marco e Francesco Potenti, rispettivamente padre e figlio di 69 e 42 anni, originari di Cascina con il primo residente a Rosignano, e Franco Corsini, amministratore unico della SCS spa, la cassaforte del Gruppo Potenti.

Il nucleo di polizia tributaria delle fiamme gialle e il sostituto procuratore Piero Alessandro Capizzoto contestano agli imputati di aver distratto dal fallimento procurando nocumento ai creditori una cifra pari a 816mila euro. Stando agli inquirenti quella somma di denaro era indicata come rimborso di finanziamenti erogati all’intero del Gruppo Potenti tra la Ge.Se.P. srl e la PHC spa con sede in via Cerbaie ad Altopascio, entrambe società poi cessate o fallite facenti parte della galassia Potenti. In realtà quel denaro fatto uscire dalle aziende non sarebbe mai rientrato. In sostanza si sarebbe trattato di un prestito simulato tra una società e un’altra: crediti mai rimborsati. Quell’ingente somma, per gli investigatori, sarebbe stata distratta per finire, attraverso lo smobilizzo di una polizia vita, in paradisi fiscali.

Nel corso dell’udienza camerale un imputato minore – socio di minoranza del Gruppo Potenti – ha patteggiato la pena, in accordo con il pubblico ministero, a dodici mesi di reclusione con i benefici di legge. Si tratta di Mirko Gonnelli che esce così dal processo.

Nel giugno scorso il giudice delle indagini preliminari Riccardo Nerucci con decreto aveva disposto il sequestro preventivo di una polizza vita da 500mila euro intestata a Marco Potenti tramite schermatura di una fiduciaria. Un sistema riconosciuto, quando

la provenienza è lecita, ma in questo caso la procura contestava al re del bricolage di essersi reso responsabile di bancarotta fraudolenta e autoriciclaggio per aver distratto risorse dalla società fallita (Brico snc) per mezzo milione. Denaro reinvestito in attività a Malta. —

Fonte: Il Tirreno